Se esiste un paradiso, io lo immagino così: un’isola greca sospesa tra il cielo e il mare, dove il bianco delle case si mescola all’azzurro infinito.

Quando morirò, vorrei ritrovarmi lì, in un luogo senza tempo, dove il sole si scioglie nell’acqua e le ombre si allungano sulle scalinate a picco che conducono al mare cristallino. Un mare che sembra chiamarti dolcemente, con onde leggere che accarezzano le rocce e il profumo di salsedine che riempie l’aria.

Vorrei camminare tra vicoli silenziosi, tra mura imbiancate a calce e finestre blu che si aprono su orizzonti senza confini. In cima alle colline, le chiese con le loro cupole turchesi e le croci svettanti vegliano sul paesaggio, come sentinelle di un mondo in cui la pace non è un’illusione, ma un respiro costante.

In questo paradiso non ci sono rumori molesti, solo il canto del vento e il richiamo lontano dei gabbiani. Qui il tempo non corre, si dissolve nel ritmo lento delle onde, nei passi leggeri sulle pietre levigate, nei sorrisi di chi condivide questa eterna estate dell’anima.

Se davvero esiste un aldilà, spero che assomigli a un’isola greca. Un luogo semplice, essenziale, dove l’eternità profuma di mare e il silenzio ha il suono dolce della felicità.

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